E' caduta, ancora, bianca, rassegnata,
a terra, distesa e immacolata, subito debole, poi, via via, con
tenacia si è alzata, a mulinello, pesante, fermando chi non aveva i
mezzi a chiedere soccorso. E' precipitata, da sola, in silenzio,
senza avvertimento, ricoprendo tutti i campi con urgenza e senza
voce. Il luccichio aumentando imbroglia le percezioni, e le
previsioni si confondono col passa parola, si aspetta il bollettino:
è allerta. Ed intanto si sta, come un isolamento, contro un vetro, a
fare una radiografia di un ambiente all'occhio disinfettato, sterile
come le impressioni che riporta ad ognuno, falsificandole soggettivamente.
E' pericolosa questa situazione? Testa
o cuore? Il primo ha troppe implicazioni, il secondo non è mai tale.
Episodi ripetuti fino a notte, manifestazioni d'amore coi fiocchi, la
pressione aumenta le intemperie, il ghiaccio incide gli spostamenti.
Chiudo gli occhi, per me domani si torna alla normalità.
A guardarla da qui, al sicuro, mi
richiama tutti i trascorsi da bambina, forse a ridosso di ricorrenze,
il venire alla luce, come una verità, e la nostalgia mi assale di
non poterla toccare, magari poi scompare.
“ Sei bagnata in volto”.
“ Naturale, ho baciato la neve”
“ Non ci credo”
“ Testa o croce?”