lunedì 25 aprile 2016
domenica 24 aprile 2016
<< Stamattina sono stato a un funerale.
La cerimonia è andata via liscia e incolore finché alla fine il prete ha detto: “Ora il figlio vuole dire qualche parola”.
Il figlio, in dieci minuti, ha tratteggiato un ritratto vivo, affettuoso e vivace del padre. Un ritratto senza sbavature né esagerazioni né cedimenti al sentimentalismo. Ma quei dieci minuti hanno avuto più calore, colore e spessore di tutto il resto della cerimonia. Il papà era ancora lì tra noi, vivo, e questo sarà il ricordo che ne manterremo.
La cerimonia è andata via liscia e incolore finché alla fine il prete ha detto: “Ora il figlio vuole dire qualche parola”.
Il figlio, in dieci minuti, ha tratteggiato un ritratto vivo, affettuoso e vivace del padre. Un ritratto senza sbavature né esagerazioni né cedimenti al sentimentalismo. Ma quei dieci minuti hanno avuto più calore, colore e spessore di tutto il resto della cerimonia. Il papà era ancora lì tra noi, vivo, e questo sarà il ricordo che ne manterremo.
Ordunque, trascurando il fatto che io sono certamente immortale, se per qualche errore del Creatore prima o poi dovesse succedere anche a me di morire – evento verso cui serbo la più tranquilla e sorridente delle disposizioni – ecco le mie istruzioni per l’uso.
La mia bara posata a terra, in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe anche essere la Casa delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L’ora? Tardo pomeriggio, verso l’ora dell’aperitivo.
Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere perché magari sono sparito in mare (non è una cattiva morte, ci sono stato vicino: ti prende una gran serenità), in uno dei miei viaggi, andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra.
Verrà data comunicazione, naturalmente per posta elettronica, alla lista EnzoB e a tutte le altre mailing list che avrò all’epoca. Si farà anche un annuncio sui miei blog e su qualsiasi altra diavoleria elettronica verrà inventata nei prossimi cent’anni.
Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che assolutamente non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po' più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l'orchestra degli Unza, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po' anche a me. Voglio che si rida – avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte – . E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un'offesa alla morte, bensì un'offerta alla vita. Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata. Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega. Basta che non facciate come nel Grande Lebowski. »
venerdì 22 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
Peterson, univoro
l'onnivoro
culturale è caratteristicamente più dotato sia di capitale
economico che di capitale culturale, e si oppone al consumatore
medio-basso definito, proprio in base alla sua limitata apertura,
come monotematico.
Al versante
opposto del consumatore onnivoro si situa appunti l'individuo
“univoro”; il
termine non è
usato nell'italiano corrente e lo si ritrova generalmente in ambito
medico;
il vocabolo
usato da Peterson è, invece, univorous il quale
trova invece una precisa
definizione
nella lingua inglese.
Come suggerisce
l'antinomica contrapposizione tra le due locuzioni onnivoro e
univoro,
il
soggetto univorous consuma unicamente una certo
ventaglio di prodotti, coinvolge
una bassa gamma
di gusti e, tendenzialmente, non si allontana mai da questi.
The
attitude of the univore is to make choices from a set of fixed
particular principles
that
are illustrated by concrete examples156.
Si potrebbe
pensare che il concetto di univorous sia associabile
con quello
precedentemente
citato dello snob intellettuale, poiché entrambi
presentano una
selezione di
gusti culturali molto ristretta, ma non è così.
Mentre il
consumatore snob si situa nella parte dominante
della scala sociale, gli
univorous si
trovano all'esatto opposto: nella parte più bassa.
Peterson, in
collaborazione con Simkus, ha realizzato il grafico sovrastante con
lo scopo
di aiutarci a
comprendere meglio il posizionamento di queste figure: l'onnivoro,
lo snob
, lo slob e
l'univoro
mercoledì 13 aprile 2016
Simmel
La critica nei confronti del
consumismo è per Simmel uno dei tanti tasselli che
compongono la sua profonda
delusione nei confronti di tutto ciò che sia in qualche
modo legato alla civiltà
metropolitana.
Per il sociologo, infatti, la
nostra epoca coincide con un periodo di profondo disagio per
l'umanità; egli giunge persino a
parlare di “crisi della modernità”, una sorta di secondo
medioevo dove a perire sono i
valori, la cultura e persino il significato intrinseco delle
cose.
domenica 10 aprile 2016
giovedì 7 aprile 2016
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