La critica nei confronti del
consumismo è per Simmel uno dei tanti tasselli che
compongono la sua profonda
delusione nei confronti di tutto ciò che sia in qualche
modo legato alla civiltà
metropolitana.
Per il sociologo, infatti, la
nostra epoca coincide con un periodo di profondo disagio per
l'umanità; egli giunge persino a
parlare di “crisi della modernità”, una sorta di secondo
medioevo dove a perire sono i
valori, la cultura e persino il significato intrinseco delle
Simmel studiò a lungo i
cambiamenti sociali soffermandosi in particolare sul contesto
metropolitano, un luogo da lui
definito come ostile e causa dell'impoverimento,
culturale e non, della società.
La metropoli rappresenta
l'indifferenza, l'ossessiva individualità che caratterizza l'uomo
moderno, l'intensificazione della
vita nervosa che è prodotta dal rapido e ininterrotto
avvicendarsi
di impressioni esteriori e interiori218.
In base alla visione simmeliana si
potrebbe definire la città moderna come un ambiente
naturalmente antisociale; questa
concezione dello spazio è quanto più lontana
dall'habitat del
consumatore onnivoro il quale abita sì nelle grandi metropoli, ma
questi
spazi non sono angusti e
invivibili, bensì luoghi dove l'incontro fra diverse culture è d'obbligo per chi, economicamente
e culturalmente, può permetterselo
Proprio a
partire da queste riflessioni sulle grandi città, icone del degrado
intellettuale
contemporaneo,
lo studioso giunge a elaborare la sua più nota teoria e cioè quella
dell'individuo blasé
Blasé è
una parola di origine francese che significa “indifferente”,
“annoiato”; questa è
stata assunta
nel vocabolario sociologico simmeliano per indicare quello che lui
ritiene
essere
l'atteggiamento di fondo assunto dal cittadino metropolitano colto.
Il
bombardamento mediatico a cui è continuamente sottoposta la società
porta gli agenti
intellettuali,
ad adottare un diverso atteggiamento nei confronti della cultura in
particolare e
della vita in generale.
Simmel sostiene
che gli stimoli a cui l'élite cittadina è soggetta siano a tal
punto
numerosi e
incessanti da far sì che questi individui smettano di reagire, di
interrogarsi e
di ragionare su
quanto vedono e ascoltano poiché risulta impossibile stare al passo
con i
tempi frenetici
loro imposti.
Il
sovradosaggio di stimoli altera quindi il comportamento degli
individui, rendendoli
non solo
asociali ma anche sterili, essi sono difatti sempre più incapaci di
provare
sentimenti, di
avere preferenze, di consolidare gusti propri e, conseguentemente,
ogni
stimolo appare
loro come insignificante: sono diventati blasé.
L'essenza
dell'essere blasé consiste nell'attutimento della
sensibilità
rispetto
alle differenze fra le cose, non nel senso che queste non siano
percepite
-come sarebbe il caso per un idiota- ma nel senso che il
significato
e il valore delle differenze, e con ciò il significato delle
cose
stesse, sono avvertiti come irrilevanti
Simmel indagò
ulteriormente il fenomeno metropolitano e giunse alla conclusione che
questa annoiata
indifferenza è in realtà una forma di difesa posta in essere
dall'abitante
della grande
città per garantirsi la sopravvivenza e, soprattutto, il
mantenimento della
propria
posizione dominante.
Per evitare il
fallimento sociale che deriva dal non essere in grado di stare al
passo con
il ritmo della
vita metropolitana, nonché dallo stress derivante dal costante
aggiornamento
di valori e preferenze, il cittadino simmeliano preferisce non
provare