lunedì 26 dicembre 2011
vocatŭs vocatūs vocatui vocatum vocatŭs vocatu
Dopo tutte queste feste, ho dovuto declinare un invito a pranzo. Roba da farne un caso!
sabato 24 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
Café du dome, André Kértész, Parigi, 1928 |
giovedì 22 dicembre 2011
" La piccola morte"
Resistenti agli umori, attaccamenti infantili, ronzano sempre per quelli più sensibili, anche quando non si avvertono, e si avventano, noiosamente indisciplinati, col caldo che lega o ad una nuova ferita, bloccandoti le ali per non fargli male. Poi col freddo, "mano a mano" "perdono quota", alcuni in letargo, altri forse un decesso...ma è una grande famiglia. Il gelo rlesina le energie, per cui " zitti e mosca!"
venerdì 16 dicembre 2011
giovedì 15 dicembre 2011
A caval donato non si guarda in bocca
Per Natale fate regali di spessore ai vostri conoscenti : donate loro una bietta da inserire direttamente in bocca ed almeno per un giorno regnerà il silenzio :D.
mercoledì 14 dicembre 2011
No?
C'è una tendenza dilagante nell'esporsi ad aggiungere alla fine di ogni frase una negazione interrogativa o forse esortativa o decorativa o quello che credevo pleonastica e comune. Ma no, lo fanno anche i giornalisti. E allora non so, bisogna fermarli per il loro bene, cosa devono fare? Negare quello che hanno appena asserito? Accattivarsi la simpatia per non essere confutati, confermandosi da soli? Inglobarci nei loro viaggi mentali? O è la paura dell'abbandono? Mi fanno venire qualche dubbio, sarebbe più confortante se anzichè un no, dicessero un non so. Ecco sì, positivo
martedì 13 dicembre 2011
Analisi logica
Ci sono periodi significativi nella vita di un uomo.
A volte, però, la sintassi è sbagliata
A volte, però, la sintassi è sbagliata
sabato 10 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
Inattività
Adesso mi dici che tra un pò è Natale
con quel tono come se non ci fosse più nulla da mangiare
un leggero candore
che rivela tutto il malumore
giri i capelli nervosamente tra le dita
come facevi con gli angoli del cuscino
su cui lasciavi i più fini
che si ribellavano al risveglio del mattino
Ci manca solo che festeggiamo in silenzio un nuovo amore
che ha ritrovato in te un cuoio di diverso clamore
tra un compleanno, un anniversario, il nuovo anno
ogni giorno, per regalo, una dolce epifania
con quel tono come se non ci fosse più nulla da mangiare
un leggero candore
che rivela tutto il malumore
giri i capelli nervosamente tra le dita
come facevi con gli angoli del cuscino
su cui lasciavi i più fini
che si ribellavano al risveglio del mattino
Ci manca solo che festeggiamo in silenzio un nuovo amore
che ha ritrovato in te un cuoio di diverso clamore
tra un compleanno, un anniversario, il nuovo anno
ogni giorno, per regalo, una dolce epifania
mini man animalism
L'autobus era in ritardo, cronico, come i reumatismi che le bollavano le mani mentre dalla pensilina pazientava senza attesa una corsa di trasporto. Nella borsa rinvenuta dalla stagione precedente cercava il ticket di viaggio esentato dalla buona salute quando poc'anzi l'aveva riposto sgualcendolo per una presa di mano alquanto salata e con gli arti maldestramente aperti a ventaglio incuneava sinistramente il volto nel sacco senza percepirne aria. Una gamma di cose sterili filtrava dal sole che riacutivazza un dolore nella memoria asettica, la naftalina racchiudeva i sapori e liberava tarme di una cronaca infestata dal tempo. Uno scontrino datato riportava l'episodio senza precisa ricollocazione di una cena al ristorante, una delle tante dimostrazioni pratiche di digiuno flaubertiano sentimentale senza educazione. Privo di dialogo, ricorrenze, scambi, il bene più privato era l'affetto. Masticava a lungo ogni parola per non lasciar nessun boccone sospeso, alla stregua di una gomma che rimbalza tra i denti come un muro, lei macinava e gli altri non digerivano, assumendo un aspetto di sensibilità trattata in un'opera di imbarazzo di stomaco a chi di fegato ne era sprovvisto. Una congestione senza rimedio per un disturbo costante: il freddo. Cosa ci faceva lì in mezzo? Una corrente continua percepita solo per un black out totale, nero come lo sciopero dei mezzi, pubblici come i sentimenti che increspano la fronte nella parte alta piegata senza sdegno a terra, dopo che è atterrata ed è rimasta ferma. La serrata era finita, i movimenti riprendevano, un tram spuntava e lo spasimo consolidato le fecero stendere apertamente la mano per chiamare una fermata, come un saluto involontario per segnalare la propria posizione
marcondiro ndiro ndello
Certe sere non passano più, come il sapore amaro della pillola dopo aver spento la tv, più un rimpianto per la memoria, il più forte tra i disturbi che non annebbia nulla nemmeno le fantasie giovanili e che annota giornalmente una prescrizione che, in verità sa, non lo sarà giammai. Le stoviglie ammassate svuotate di sera nell'esofago dagli avanzi del giorno, un piatto sempre freddo, senza compagnia, un saluto ai santi, gli ultimi familiari composti, sotto perniciose bustine di plastica, eretti, da seduti in comode poltrone, contro vasi di ceramica, dote di un viaggio che ancora non si è consumato. Uno strappo al calendario, prima di arrestare la luce, contando con le dita e con apprensione quanto manca a ritirare la pensione. Su, per le scale, di marmo come i suoi riflessi, col corpo rivolto all'altezza come quando le scende, calore cardiaco di protezione, un ballatoio, di pensieri miasmatici, collega la stanza al resto dell'abitazione, un'alcova che non ripara dai pertugi della notte, tinti sulla pelle e mai estinti dalla mente, più feroci del giorno perchè al buio fanno perdere il sonno. Come una cane da caccia che corre sempre senza mai arrivare tra le glorie del padrone, le fatiche pesavano più supina che china, come una macchia d'inchiostro tra i lividi. La sveglia accanto, un diapason alle preoccupazioni, una bottiglia d'acqua per fiori che non appasiscono più, senza linfa e senza luce, ed un gatto stropicciato come una cortina di écru, spogliandosi dagli indumenti, si vestiva dalla veglia. E l'alba arrivava con lentezza tra gli scuri dei suoi occhi slavati, accolta da un mezzo sorriso su labbre impomiciate da un rossetto elicriso.
mercoledì 7 dicembre 2011
Le coperte sono da "ricambiare" prima che arrivi il temporale
Faceva freddo quella notte ma era solo per il buio.
Svegliandosi di soprassalto credette di continuare, con la speranza di tacere, un sogno: erano entrati i ladri, una visita a domicilio. Rimase a sedere ascoltando l'ambiente, familiare a prescindere, e pensò che sia i sogni che gli incubi sono abitati da persone care come pure da sconosciuti ma con significato spesso invertito ai primi: desideri. Lo diceva anche un ritornello infantile che faceva capolino tra i suoi pensieri.
Dalla finestra non si vedeva nulla, una spessa nebbia, fitta gratuitamente, ricalcava le sfumature dell'esterno e per adattamento una coltre riscaldata dimorava tra i timori, imbottita di confusione.
L'insicurezza traspirava dal posto vuoto accanto e cercando gli odori conosciuti addomesticava e (e)marginava le perplessità, un cuscino d'appoggio ai ricordi, altre spalle, che si stringono.
Un rumore noto, una chiave d'ingresso fecero riprendere fiato.
"Chiudi bene, ho immaginato che ci fossero i ladri, solo un presentimento".
I nervi si distesero per conforto e accecata dalla realtà continuò a sognare ad occhi aperti
Svegliandosi di soprassalto credette di continuare, con la speranza di tacere, un sogno: erano entrati i ladri, una visita a domicilio. Rimase a sedere ascoltando l'ambiente, familiare a prescindere, e pensò che sia i sogni che gli incubi sono abitati da persone care come pure da sconosciuti ma con significato spesso invertito ai primi: desideri. Lo diceva anche un ritornello infantile che faceva capolino tra i suoi pensieri.
Dalla finestra non si vedeva nulla, una spessa nebbia, fitta gratuitamente, ricalcava le sfumature dell'esterno e per adattamento una coltre riscaldata dimorava tra i timori, imbottita di confusione.
L'insicurezza traspirava dal posto vuoto accanto e cercando gli odori conosciuti addomesticava e (e)marginava le perplessità, un cuscino d'appoggio ai ricordi, altre spalle, che si stringono.
Un rumore noto, una chiave d'ingresso fecero riprendere fiato.
"Chiudi bene, ho immaginato che ci fossero i ladri, solo un presentimento".
I nervi si distesero per conforto e accecata dalla realtà continuò a sognare ad occhi aperti
venerdì 2 dicembre 2011
Homme-chien
Le son est dans sa voix
La race est humaine par distinction
Le fruit du lien comme possession.
Ce sont les jeux dont il ne se rappelle plus
"La loi c'est moi"
Liberté, égalité, fraternité
Le bon est un autre choix
La grâce humaine est extinction
le bruit d'un chien comme obsession
Ce sont les yeux qui l'appelle toujours
Le roi c'et moi
Enchâiné, diversité, inimité
La race est humaine par distinction
Le fruit du lien comme possession.
Ce sont les jeux dont il ne se rappelle plus
"La loi c'est moi"
Liberté, égalité, fraternité
Alberto Moravia e Arancio. Priscilla Rattazzi |
Gianni Agnelli e Dyed eyes. Priscilla Rattazzi |
Isaac Mizrahi e Harry. Priscilla Rattazzi. |
Diandra Douglas e Winddrifter. Priscilla Rattazzi |
Diane Von Furstenberg e Daisy. Priscilla Rattazzi |
Le bon est un autre choix
La grâce humaine est extinction
le bruit d'un chien comme obsession
Ce sont les yeux qui l'appelle toujours
Le roi c'et moi
Enchâiné, diversité, inimité
Charlotte Dumas |
Charlotte Dumas |
Charlotte Dumas |
Charlotte Dumas |
giovedì 1 dicembre 2011
Uomo - cane
Negli occhi l'errore dei suoi gesti
fatti di orgoglio mortale, segni di
dita
fio per distruzione, dolore come
deduzione.
L'effetto è un dato di compassione,
arma in difesa: la carne
Il bene stesso uccide
Elliott Erwitt |
Elliott Erwitt |
Negli occhi l'orrore dei suoi resti
atti di cordoglio morale, degni di vita
fido per distrazione, calore come
dedizione.
Affetto, dato di passione,
ama indifeso: il cane
Il bene spesso uccide
John Gay |
John Gay, 1960 |
Traer Scott |
Iscriviti a:
Post (Atom)