Faceva freddo quella notte ma era solo per il buio.
Svegliandosi di soprassalto credette di continuare, con la speranza di tacere, un sogno: erano entrati i ladri, una visita a domicilio. Rimase a sedere ascoltando l'ambiente, familiare a prescindere, e pensò che sia i sogni che gli incubi sono abitati da persone care come pure da sconosciuti ma con significato spesso invertito ai primi: desideri. Lo diceva anche un ritornello infantile che faceva capolino tra i suoi pensieri.
Dalla finestra non si vedeva nulla, una spessa nebbia, fitta gratuitamente, ricalcava le sfumature dell'esterno e per adattamento una coltre riscaldata dimorava tra i timori, imbottita di confusione.
L'insicurezza traspirava dal posto vuoto accanto e cercando gli odori conosciuti addomesticava e (e)marginava le perplessità, un cuscino d'appoggio ai ricordi, altre spalle, che si stringono.
Un rumore noto, una chiave d'ingresso fecero riprendere fiato.
"Chiudi bene, ho immaginato che ci fossero i ladri, solo un presentimento".
I nervi si distesero per conforto e accecata dalla realtà continuò a sognare ad occhi aperti