martedì 12 febbraio 2013
Jeffrey Moussaieff Masson
Volevo riportare una citazione sull'uso delle parole nel linguaggio di Masson (<< Non possiamo nasconderci dietro le parole...>>) .
Sceglierne una, per me, è come fare la conta. Quella che facevo tra i 17 anatroccoli, ognuno con un nome, credendo di riconoscerli tutti, vinti alla pesca della festa dell'unità del paese, per sceglierne uno diverso ogni giorno, nel retro del giardino, da accarezzare prima di scappare a scuola, assicurandomi che ci fossero tutti all'appello, cosa che avrebbe fatto anche la maestra, in un altro luogo, di lì a poco.
Un giorno, al rientro, mio padre mi dice di correre dietro casa a salutare la nonna che per nessuna evenienza al mondo si spostava da casa. Doveva essere un giorno di gran festa ed invece tutte le anatre erano appese ad una sbarra, sorretta alle estremità da due sedie, a sgocciolare a testa in giù. La giornata si concluse dopo alcune ore in ospedale. Da lì probabilmente è partita questa fobia che in molti non capiscono e minimizzano: ornitofobia.
(dopo una decina d'anni ho vinto un pulcino sempre alla festa dell'unità. Mi accompagnò a casa un signore tenendo il sacchetto di carta in mano perchè dalla paura non potevo prenderlo. Quella gallina, Verza, dal nome di quello che avevo mangiato a cena, è morta naturalmente, senza dover fare nessuna raccomandazione).
Allora ho scelto questa, che mi piace ma sono belle tutte:
Quand'ero bambino, avevo un'anatra che sembrava convinta che io fossi sua madre. Mi seguiva dappertutto. Quando andammo in vacanza, un vicino si offrì di pensarci lui. Al nostro ritorno, mi precipitai a chiedergli se la nostra anatra era stata buona. «Squisita», fu la risposta. Da quel giorno sono sempre stato un vegetariano. Non riesco a mangiare niente che abbia occhi. Il loro rimprovero è troppo severo.