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giovedì 17 novembre 2011

ABiCi


Coi tacchi alti, a spillo, a bucare il cemento, ondeggiante involontariamente come un'altalena che è perpetuamente controvento, piombata lì per caso, incompleta nononstante l'all in nascosto, fuori luogo come una minigonna in bicicletta che va sempre su e giù, cambi di programma, rapporti sbagliati, troppi passi implicati, condotta a mano nei luoghi vietati. Coi piedi a martello a battere il pedale di un pianoforte in salita senza agganciarsi per non sfilare le calze, a maglia stretta come una morsa a vite su un banco di prova, a stallo, asimettrico delle semiali attorno all'asse verticale di un corpo sciupato per tenacia. Relazioni di amicizie facsimili come oggetti dozzinali, manufatti similpelle, a larghe vedute, quanto l'asfalto lucido riflettente in una giornata di sole, sfavillante per le parole ruzzolate senza freno, a scatto fisso per ogni chiamata effettuata. Ogni decisione presa così su 2 piedi, un cavalletto di flagellazione alle volgarità ed uno chignon racchiuso in un nodo, slegato da ogni legame, sull'isolamento di un rivale, sponda artificiale.