Coi
tacchi alti, a spillo, a bucare il cemento, ondeggiante
involontariamente come un'altalena che è perpetuamente controvento,
piombata lì per caso, incompleta nononstante l'all in nascosto,
fuori luogo come una minigonna in bicicletta che va sempre su e giù,
cambi di programma, rapporti sbagliati, troppi passi implicati,
condotta a mano nei luoghi vietati. Coi piedi a martello a battere il
pedale di un pianoforte in salita senza agganciarsi per non sfilare
le calze, a maglia stretta come una morsa a vite su un banco di
prova, a stallo, asimettrico delle semiali attorno all'asse verticale
di un corpo sciupato per tenacia. Relazioni di amicizie facsimili
come oggetti dozzinali, manufatti similpelle, a larghe vedute, quanto
l'asfalto lucido riflettente in una giornata di sole, sfavillante per
le parole ruzzolate senza freno, a scatto fisso per ogni chiamata
effettuata. Ogni decisione presa così su 2 piedi, un cavalletto di
flagellazione alle volgarità ed uno chignon racchiuso in un nodo,
slegato da ogni legame, sull'isolamento di un rivale, sponda
artificiale.