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giovedì 5 aprile 2012

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Per certi versi in quell'angolo di paese, un isolato, l'urbanizzazione, sul finire di quegli anni, aveva anticipato, paesaggisticamente, ciò che avrebbe fatto in seguito, selvaggiamente, in altri termini, la futura globalizzazione.
Il verde sconfinato aveva lasciato il posto ad uno più sintetico in cui si profilavano filari di case, a schiera, tutte uguali, gusto popolare, nuda proprietà. In quello spazio circoscritto a due punti, cielo terra, se ne inserivano altri due, verticali, che confutavano un segno grafico di divisione perchè erano conseguenti, univano il prima ed il dopo del susseguirsi di ogni giornata.




Da qui poi doveva partire la storia di due anime che vivevano all'unisono, facendosi compagnia, capendosi, etc... Si separavano solo per il periodo che uno, Andrea, andava al lavoro mentre l'altra aspettava pazientemente a casa che rientrasse con la voglia di saltargli addosso ogni sera e non mollarlo più per il troppo sentimento che provava, fino al giorno che, dopo anni passati così, lui una sera non rientra, l'aspetta fino a notte fonda ma niente, i giorni seguenti idem, lei ( che doveva capirsi solo alla fine, è un cane) piuttosto che essere abbandonata per strada, rimane imprigionata dentro a casa che diventa la sua gabbia, lui le lascia tutto, tranne gli alimenti. Poi un giorno i pompieri, chiamati da so bene io, la liberano condannandola alla morte perchè la viabilità ha seguito il "processo" di sviluppo, nel punto dove aspettava sul ciglio della strada, a riposo, l'amato, hanno deviato la nuova ferrovia e quella sera di pioggia battente, un'auto uscendo dalla curva la uccide diventando così la croce di s. andrea.
Più o meno, perchè i tempi sono sbagliati, i particolari omessi, io non ci ho più voglia dopo giorni che ce l'ho lì a mezzo, voi a mezzo non ci siete quindi va bene così e qui concludo.
Amen.