Il ragazzo sembra intelligente ma non si applica e di questo ne ha fatto un'arte. Sarebbe opportuno che interagisse di più con noi, voi, la classe, l'ambiente. Così la maestra si rivolse alla madre e risolse il tutto velocemente con un sorriso beffardo nel far intendere che al suo turno ne succedevano altri, di gran lunga importanza a quanto testimoniava la fila ammassata a crocchio al di fuori della porta, soglia di dolore, come fossero calamitati dall'altoparlante appeso, sopra alle loro teste, ad un filo, in maniera simile a delle casine per uccelli che ogni tanto "sguicciano" con gli occhi sbarrati per orrore, ed in caso di pericolo, cantano, trasmettendo saluti di benvenuto, cordialità e ricorrenze d'istituto come una gabbia di matti. Nei corridoi le grandi finestre riflettevano tutto ciò a cui non aveva mai fatto caso, mentre si incrociava con gli sguardi, spettrali, di altri avventori in quel mercato da malaffare. Scendendo le scale le tornava su il dialogo, ancora fresco, che aveva udito poc'anzi.
Baldovino era a casa che l'aspettava, immobile. Glielo aveva intimato lei prima di uscire: "non toccare niente!" e lui, in quelle 2 ore, aveva fatto il conto di tutte le volte che ogni rimprovero toccava a lui e non al fratello minore.
La madre, chiudendo la porta, una qualunque, fu colta da una domanda:
" Ti hanno chiesto il consenso per la gita di classe del prossimo mese?"
" Non chiedermi troppo, sai già che navighiamo in cattive acque. Non abbiamo disposizioni economiche".
" Neanche umanitarie, direi".
Senza altro aspettare, gli diede subito la bella notizia.
" Ho pensato che potrebbe farci bene prendere un animale. Che ne dici? E' risaputo della loro influenza positiva sulle persone!"
" Ti vuoi ammalare? "
" Uhm...Su una cosa però dobbiamo essere chiari. Tu sarai il suo unico padrone, te ne prenderai cura, l'alleverai, lo pulirai, e per fare tutto questo ti dovrai responsabilizzare. Pensi di esserne in grado?"
" Più io nel dir di sì che tu nel negare l'infelicità di questa decisione."
Nel permesso di ritirarsi, da solo, in camera, pensò che sua madre, maniaca della pulizia come un'impresa, doveva aver visto per strada un enorme cartellone pubblicitario con lo slogan per una vita migliore sterilizza anche tu il tuo piccolo amico escogitando di dar nuova vita alla vaporella con un'altra missione.
L'opportunità si presentò da sola la settimana seguente, alla festa del paese. Gli sembrava una buona idea, di quelle che non fanno le bolle, e avendo già avuto l'approvazione di un genitore, questo non era che un tacito consenso. Tornò a casa col quell'esserino in mano, lo mostrò alla madre come una licenza dalla vita militare ed iniziò a condividere con lui la sua stanza. Cercò di ambientarlo con ogni premura. Passavano le giornate a contemplarsi reciprocamente, lui gli parlava di tutto, faceva il possibile per creare un legame, stabilendo dei vincoli. Nick, lo ascoltava diligente, scuoteva la coda e rimbalzava, strabuzzava gli occhi ad ogni suono nuovo, si fermava in equilibrio attendendo segnali. Quando gli puliva il giaciglio, rimaneva impalato tirando il fiato per la fretta di occuparlo nuovamente, il suo territorio. Mangiava forsennatamente fino a diventare gonfio, fenomeno che investì anche la padrona di casa nel cercare di tollerare gli odori estranei di quel mangime nauseante.
Al successivo quadrimestre la maestra tesse le lodi del cambiamento dell'allievo, non sapeva spiegarsi questo mutamento promettente di suo figlio. Pensò che fosse giusto un premio per tanti sacrifici e decise di iscriverlo alla prossima uscita di classe. Fu una grande sorpresa.
Partì con tutto il necessario per un soggiorno lontano da casa di cinque giorni. Al suo rientro, ne trovò un'altra ancora più grande. Nick era in equilibrio ma sull'altro lato, non rispondeva agli urti.
Andò di corsa dalla madre a chiedere cosa fosse successo.
Con poche parole lo congedò dal suo esilio:
" La verità viene sempre a galla"