lunedì 26 dicembre 2011
vocatŭs vocatūs vocatui vocatum vocatŭs vocatu
Dopo tutte queste feste, ho dovuto declinare un invito a pranzo. Roba da farne un caso!
sabato 24 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
Café du dome, André Kértész, Parigi, 1928 |
giovedì 22 dicembre 2011
" La piccola morte"
Resistenti agli umori, attaccamenti infantili, ronzano sempre per quelli più sensibili, anche quando non si avvertono, e si avventano, noiosamente indisciplinati, col caldo che lega o ad una nuova ferita, bloccandoti le ali per non fargli male. Poi col freddo, "mano a mano" "perdono quota", alcuni in letargo, altri forse un decesso...ma è una grande famiglia. Il gelo rlesina le energie, per cui " zitti e mosca!"
venerdì 16 dicembre 2011
giovedì 15 dicembre 2011
A caval donato non si guarda in bocca
Per Natale fate regali di spessore ai vostri conoscenti : donate loro una bietta da inserire direttamente in bocca ed almeno per un giorno regnerà il silenzio :D.
mercoledì 14 dicembre 2011
No?
C'è una tendenza dilagante nell'esporsi ad aggiungere alla fine di ogni frase una negazione interrogativa o forse esortativa o decorativa o quello che credevo pleonastica e comune. Ma no, lo fanno anche i giornalisti. E allora non so, bisogna fermarli per il loro bene, cosa devono fare? Negare quello che hanno appena asserito? Accattivarsi la simpatia per non essere confutati, confermandosi da soli? Inglobarci nei loro viaggi mentali? O è la paura dell'abbandono? Mi fanno venire qualche dubbio, sarebbe più confortante se anzichè un no, dicessero un non so. Ecco sì, positivo
martedì 13 dicembre 2011
Analisi logica
Ci sono periodi significativi nella vita di un uomo.
A volte, però, la sintassi è sbagliata
A volte, però, la sintassi è sbagliata
sabato 10 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
Inattività
Adesso mi dici che tra un pò è Natale
con quel tono come se non ci fosse più nulla da mangiare
un leggero candore
che rivela tutto il malumore
giri i capelli nervosamente tra le dita
come facevi con gli angoli del cuscino
su cui lasciavi i più fini
che si ribellavano al risveglio del mattino
Ci manca solo che festeggiamo in silenzio un nuovo amore
che ha ritrovato in te un cuoio di diverso clamore
tra un compleanno, un anniversario, il nuovo anno
ogni giorno, per regalo, una dolce epifania
con quel tono come se non ci fosse più nulla da mangiare
un leggero candore
che rivela tutto il malumore
giri i capelli nervosamente tra le dita
come facevi con gli angoli del cuscino
su cui lasciavi i più fini
che si ribellavano al risveglio del mattino
Ci manca solo che festeggiamo in silenzio un nuovo amore
che ha ritrovato in te un cuoio di diverso clamore
tra un compleanno, un anniversario, il nuovo anno
ogni giorno, per regalo, una dolce epifania
mini man animalism
L'autobus era in ritardo, cronico, come i reumatismi che le bollavano le mani mentre dalla pensilina pazientava senza attesa una corsa di trasporto. Nella borsa rinvenuta dalla stagione precedente cercava il ticket di viaggio esentato dalla buona salute quando poc'anzi l'aveva riposto sgualcendolo per una presa di mano alquanto salata e con gli arti maldestramente aperti a ventaglio incuneava sinistramente il volto nel sacco senza percepirne aria. Una gamma di cose sterili filtrava dal sole che riacutivazza un dolore nella memoria asettica, la naftalina racchiudeva i sapori e liberava tarme di una cronaca infestata dal tempo. Uno scontrino datato riportava l'episodio senza precisa ricollocazione di una cena al ristorante, una delle tante dimostrazioni pratiche di digiuno flaubertiano sentimentale senza educazione. Privo di dialogo, ricorrenze, scambi, il bene più privato era l'affetto. Masticava a lungo ogni parola per non lasciar nessun boccone sospeso, alla stregua di una gomma che rimbalza tra i denti come un muro, lei macinava e gli altri non digerivano, assumendo un aspetto di sensibilità trattata in un'opera di imbarazzo di stomaco a chi di fegato ne era sprovvisto. Una congestione senza rimedio per un disturbo costante: il freddo. Cosa ci faceva lì in mezzo? Una corrente continua percepita solo per un black out totale, nero come lo sciopero dei mezzi, pubblici come i sentimenti che increspano la fronte nella parte alta piegata senza sdegno a terra, dopo che è atterrata ed è rimasta ferma. La serrata era finita, i movimenti riprendevano, un tram spuntava e lo spasimo consolidato le fecero stendere apertamente la mano per chiamare una fermata, come un saluto involontario per segnalare la propria posizione
marcondiro ndiro ndello
Certe sere non passano più, come il sapore amaro della pillola dopo aver spento la tv, più un rimpianto per la memoria, il più forte tra i disturbi che non annebbia nulla nemmeno le fantasie giovanili e che annota giornalmente una prescrizione che, in verità sa, non lo sarà giammai. Le stoviglie ammassate svuotate di sera nell'esofago dagli avanzi del giorno, un piatto sempre freddo, senza compagnia, un saluto ai santi, gli ultimi familiari composti, sotto perniciose bustine di plastica, eretti, da seduti in comode poltrone, contro vasi di ceramica, dote di un viaggio che ancora non si è consumato. Uno strappo al calendario, prima di arrestare la luce, contando con le dita e con apprensione quanto manca a ritirare la pensione. Su, per le scale, di marmo come i suoi riflessi, col corpo rivolto all'altezza come quando le scende, calore cardiaco di protezione, un ballatoio, di pensieri miasmatici, collega la stanza al resto dell'abitazione, un'alcova che non ripara dai pertugi della notte, tinti sulla pelle e mai estinti dalla mente, più feroci del giorno perchè al buio fanno perdere il sonno. Come una cane da caccia che corre sempre senza mai arrivare tra le glorie del padrone, le fatiche pesavano più supina che china, come una macchia d'inchiostro tra i lividi. La sveglia accanto, un diapason alle preoccupazioni, una bottiglia d'acqua per fiori che non appasiscono più, senza linfa e senza luce, ed un gatto stropicciato come una cortina di écru, spogliandosi dagli indumenti, si vestiva dalla veglia. E l'alba arrivava con lentezza tra gli scuri dei suoi occhi slavati, accolta da un mezzo sorriso su labbre impomiciate da un rossetto elicriso.
mercoledì 7 dicembre 2011
Le coperte sono da "ricambiare" prima che arrivi il temporale
Faceva freddo quella notte ma era solo per il buio.
Svegliandosi di soprassalto credette di continuare, con la speranza di tacere, un sogno: erano entrati i ladri, una visita a domicilio. Rimase a sedere ascoltando l'ambiente, familiare a prescindere, e pensò che sia i sogni che gli incubi sono abitati da persone care come pure da sconosciuti ma con significato spesso invertito ai primi: desideri. Lo diceva anche un ritornello infantile che faceva capolino tra i suoi pensieri.
Dalla finestra non si vedeva nulla, una spessa nebbia, fitta gratuitamente, ricalcava le sfumature dell'esterno e per adattamento una coltre riscaldata dimorava tra i timori, imbottita di confusione.
L'insicurezza traspirava dal posto vuoto accanto e cercando gli odori conosciuti addomesticava e (e)marginava le perplessità, un cuscino d'appoggio ai ricordi, altre spalle, che si stringono.
Un rumore noto, una chiave d'ingresso fecero riprendere fiato.
"Chiudi bene, ho immaginato che ci fossero i ladri, solo un presentimento".
I nervi si distesero per conforto e accecata dalla realtà continuò a sognare ad occhi aperti
Svegliandosi di soprassalto credette di continuare, con la speranza di tacere, un sogno: erano entrati i ladri, una visita a domicilio. Rimase a sedere ascoltando l'ambiente, familiare a prescindere, e pensò che sia i sogni che gli incubi sono abitati da persone care come pure da sconosciuti ma con significato spesso invertito ai primi: desideri. Lo diceva anche un ritornello infantile che faceva capolino tra i suoi pensieri.
Dalla finestra non si vedeva nulla, una spessa nebbia, fitta gratuitamente, ricalcava le sfumature dell'esterno e per adattamento una coltre riscaldata dimorava tra i timori, imbottita di confusione.
L'insicurezza traspirava dal posto vuoto accanto e cercando gli odori conosciuti addomesticava e (e)marginava le perplessità, un cuscino d'appoggio ai ricordi, altre spalle, che si stringono.
Un rumore noto, una chiave d'ingresso fecero riprendere fiato.
"Chiudi bene, ho immaginato che ci fossero i ladri, solo un presentimento".
I nervi si distesero per conforto e accecata dalla realtà continuò a sognare ad occhi aperti
venerdì 2 dicembre 2011
Homme-chien
Le son est dans sa voix
La race est humaine par distinction
Le fruit du lien comme possession.
Ce sont les jeux dont il ne se rappelle plus
"La loi c'est moi"
Liberté, égalité, fraternité
Le bon est un autre choix
La grâce humaine est extinction
le bruit d'un chien comme obsession
Ce sont les yeux qui l'appelle toujours
Le roi c'et moi
Enchâiné, diversité, inimité
La race est humaine par distinction
Le fruit du lien comme possession.
Ce sont les jeux dont il ne se rappelle plus
"La loi c'est moi"
Liberté, égalité, fraternité
Alberto Moravia e Arancio. Priscilla Rattazzi |
Gianni Agnelli e Dyed eyes. Priscilla Rattazzi |
Isaac Mizrahi e Harry. Priscilla Rattazzi. |
Diandra Douglas e Winddrifter. Priscilla Rattazzi |
Diane Von Furstenberg e Daisy. Priscilla Rattazzi |
Le bon est un autre choix
La grâce humaine est extinction
le bruit d'un chien comme obsession
Ce sont les yeux qui l'appelle toujours
Le roi c'et moi
Enchâiné, diversité, inimité
Charlotte Dumas |
Charlotte Dumas |
Charlotte Dumas |
Charlotte Dumas |
giovedì 1 dicembre 2011
Uomo - cane
Negli occhi l'errore dei suoi gesti
fatti di orgoglio mortale, segni di
dita
fio per distruzione, dolore come
deduzione.
L'effetto è un dato di compassione,
arma in difesa: la carne
Il bene stesso uccide
Elliott Erwitt |
Elliott Erwitt |
Negli occhi l'orrore dei suoi resti
atti di cordoglio morale, degni di vita
fido per distrazione, calore come
dedizione.
Affetto, dato di passione,
ama indifeso: il cane
Il bene spesso uccide
John Gay |
John Gay, 1960 |
Traer Scott |
mercoledì 30 novembre 2011
Gilbert Garcin
Isaac Cordal
Con " Cement eclipses" indaga il rapporto tra i cittadini e l'ambiente denunciandone la cementificazione massiccia e relative conseguenze
http://isaac.alg-a.org/Cement-eclipses,24
http://isaac.alg-a.org/Cement-eclipses,24
martedì 29 novembre 2011
Risentiamoci
Arrivare oltre i 30 anni e “scoprirsi”
sordi: una di quelle cose che può cambiarti la vita. Ne ho impiegata
una per capirlo, a chiedermi cosa non andasse, perchè non rispondevo
a domande “previste”, quelle da toglierti i sensi: era solo un
processo acquisito, senza interessi.
Non ci sento, è questione di gusto.
Intuito per merito di mia sorella, perchè dopo mesi ho ricominciato
a pensare ad una scena in ufficio mentre da una scrivania a tutti i
presenti dico, senza contestualizzarlo qui, e con un astio che non
mostro siamo tutti figli unici, dandone una lettura, a mente,
di assenza di fratelli che non viene sfogliata ma sfaldata dalla sua
magnanimità replicando all'istante con un sorriso sereno Perchè
per ogni genitore siamo esclusivi, vero?. Scrollo il capo per
asserire sperando che mi cada la testa, e rivolgendola al monito(r) -cristalli, liquidi- che non mi permette di capire cosa fare in
pratica. Lasciar precipitare così i discorsi nel vuoto di quello che
io avevo dentro, orfani di felicità , a me che è stato dato molto
di più di quello che lei sola pensò. E oggi ti rincrocio, in mezzo
al traffico, rifletto che nella velocità ci notiamo a vicenda per la
stessa auto, ironia della sorte, teutonica disciplina.
La retorica mi ha sempre messo alle corde, come un professore che domanda, bloccandoti: “perchè quel suono è calante?” Parole che stonano in volgarità. Per risposta dovevo orchestrare gli impulsi. E allora, ancora, ricomincio, da più indietro, mica ci arrivo così in alto, se mi fermi sotto la sbarra prima del salto. Prendo la rincorsa, guardatemi sto per esibirmi ma potrei deludervi e già, l'entusiasmo riecheggia nelle interrogazioni sospese in aria, i tuoi occhi fissandomi con sfida fanno rumore ed è una parabola a metà tra la terra ed il cielo. Ed un arco che si incrina sotto alle vibrazioni, asta con incanto.
Anche lui me ne ha sempre fatte troppe.
Di cosa non lo so neppure ora. E col tempo continua a lavarmi il viso
senza saperlo, un detergente acido che corrode i particolari,un ovale
da oggettivare.
Nelle domande c'era la risposta, a vuoto: bisogna rifarsi una vita. Sì, come un lifting, un innesto di tra-pianto cutaneo, doloroso, costoso, fast-oso. Col tempo ho iniziato a pensare, per non aver altro da fare, che le persone credono nei rapporti di prima qualità a letto e temono quelli con la e davanti al di fuori di esso. Col tempo ho pensato che non avrei mai immaginato di dire così spesso grazie.
Sotto pentite spoglie, la postura impettita, inamidata, risparmiava i muscoli stirati, una cicatrice a scalare i punti di una serpentina che si infiamma a succedersi nel tempo, amori che sfavillano e riempiono di porpora gli occhi di chi non guarda più, glitter indecorosi.
Nelle domande c'era la risposta, a vuoto: bisogna rifarsi una vita. Sì, come un lifting, un innesto di tra-pianto cutaneo, doloroso, costoso, fast-oso. Col tempo ho iniziato a pensare, per non aver altro da fare, che le persone credono nei rapporti di prima qualità a letto e temono quelli con la e davanti al di fuori di esso. Col tempo ho pensato che non avrei mai immaginato di dire così spesso grazie.
Sotto pentite spoglie, la postura impettita, inamidata, risparmiava i muscoli stirati, una cicatrice a scalare i punti di una serpentina che si infiamma a succedersi nel tempo, amori che sfavillano e riempiono di porpora gli occhi di chi non guarda più, glitter indecorosi.
Adesso mi fanno osservare che non
parlo e poi all'improvviso vomito. Mi tolgono le parole dalla bocca,
la verità, con “disinvoltura”.
L'amore è nell'avere:
tempo
interesse
interesse
animali
libertà
coscienza
(...)
definizioni.
Come quei rapporti che iniziano e
finiscono così: “ Piacere!” “ Piacere mio”. Coito
interrotto.
Ok...”Risentiamoci”.
sabato 26 novembre 2011
mercoledì 23 novembre 2011
martedì 22 novembre 2011
Sono le piccole cose che fanno la diffidenza
Ieri sera "Unplugged" all'Alighieri si poteva evitare, o almeno dirlo prima per il freddo della lunga fila senza sapere se ci fossero stati i biglietti: quel meccanismo che, nello stringerli in mano, fa già partire entusiasti i più per qualsiasi cosa vedranno. Lo pensavo anch'io mentre mi riscaldavo in uno dei ristoranti che più adoro nell'attesa dell'evento. Se non fosse stato per Mario Lavezzi, Teo Teocoli sarebbe stato quasi sopprimibile ma la maggior parte applaude solo i grandi nomi: inabissato, perso, pieno di sè, alla deriva. Una noia ripetuta per due ore nello stesso teatro che neanche due settimane ha dato vita ad uno dei concerti più emozionanti e straripanti: Vinicio Capossela, in gran forma, senza sosta per tre ore, ora che si è rimesso dal peccato, coi suoi travestimenti ed i suoi racconti onirici, le battute fini, cerebrali: da orgasmo e così vicino.
Poi la settimana scorsa un concerto-racconto di tango argentino. Stasera lui, ben altra cosa http://www.accademiaperduta.it/teatri/scheda.asp?IDTeatro=21&IDStagione=107&IDSpettacolo=1220 e poi appena finito di corsa ad un altro concerto.
Nel frattempo, ho preso coscienza che non ci sarà nessuno al mondo così contento come me di festeggiare capodanno quest'anno: finalmente non lavoro. E per starne certi, abbiamo prenotato sia a Roma, luogo dove da 15 anni vorrei trascorrere un fine anno ma che non ci andrò, sia un volo che già sto facendo. Olè.
I miei cani stanno bene, sono meravigliosi. Io sto come nessuno mai.
Magari la prossima settimana rivedo anche i miei amici dell'Università e mi emozionerò.
Ci sono anime in pena, vegetariani e vegani ( con una sensibilità accentuata) che fanno pena agli altri. Dicono che il veganesimo/vegetarismo sia come una filosofia di vita, una religione, una consacrazione. Forse è vero: gli onnivori possono stare senza uno dei loro credo principali: la carne. Gli altri senza i vegetali sono un pò condannati.
Così ho pensato che adesso che sto ricominciando a vivere, dopo tanto tempo, probabilmente sto per morire.
Ovviamente poi cancello, sto facendo prove di scrittura per capire come funzionano certe cose in queste blog e se sono attivate o meno
Poi la settimana scorsa un concerto-racconto di tango argentino. Stasera lui, ben altra cosa http://www.accademiaperduta.it/teatri/scheda.asp?IDTeatro=21&IDStagione=107&IDSpettacolo=1220 e poi appena finito di corsa ad un altro concerto.
Nel frattempo, ho preso coscienza che non ci sarà nessuno al mondo così contento come me di festeggiare capodanno quest'anno: finalmente non lavoro. E per starne certi, abbiamo prenotato sia a Roma, luogo dove da 15 anni vorrei trascorrere un fine anno ma che non ci andrò, sia un volo che già sto facendo. Olè.
I miei cani stanno bene, sono meravigliosi. Io sto come nessuno mai.
Magari la prossima settimana rivedo anche i miei amici dell'Università e mi emozionerò.
Ci sono anime in pena, vegetariani e vegani ( con una sensibilità accentuata) che fanno pena agli altri. Dicono che il veganesimo/vegetarismo sia come una filosofia di vita, una religione, una consacrazione. Forse è vero: gli onnivori possono stare senza uno dei loro credo principali: la carne. Gli altri senza i vegetali sono un pò condannati.
Così ho pensato che adesso che sto ricominciando a vivere, dopo tanto tempo, probabilmente sto per morire.
Ovviamente poi cancello, sto facendo prove di scrittura per capire come funzionano certe cose in queste blog e se sono attivate o meno
giovedì 17 novembre 2011
ABiCi
Coi
tacchi alti, a spillo, a bucare il cemento, ondeggiante
involontariamente come un'altalena che è perpetuamente controvento,
piombata lì per caso, incompleta nononstante l'all in nascosto,
fuori luogo come una minigonna in bicicletta che va sempre su e giù,
cambi di programma, rapporti sbagliati, troppi passi implicati,
condotta a mano nei luoghi vietati. Coi piedi a martello a battere il
pedale di un pianoforte in salita senza agganciarsi per non sfilare
le calze, a maglia stretta come una morsa a vite su un banco di
prova, a stallo, asimettrico delle semiali attorno all'asse verticale
di un corpo sciupato per tenacia. Relazioni di amicizie facsimili
come oggetti dozzinali, manufatti similpelle, a larghe vedute, quanto
l'asfalto lucido riflettente in una giornata di sole, sfavillante per
le parole ruzzolate senza freno, a scatto fisso per ogni chiamata
effettuata. Ogni decisione presa così su 2 piedi, un cavalletto di
flagellazione alle volgarità ed uno chignon racchiuso in un nodo,
slegato da ogni legame, sull'isolamento di un rivale, sponda
artificiale.
2HO
<...tra
poco pioverà>
<
A me del tempo non me ne frega niente. Se piove esco ad occhi stretti
per l'acqua, se c'è il sole tengo gli occhi contratti per la luce>.
Stessa
angolazione, medesimo punto di vista, sottile quanto una fessura
d'aspetto a feritoia. Uno scambio di idee avvenuto da anni con
fabulazione intervallato da caffè, una pausa di parole risucchiate
per passatempo a lenta tostatura, arabica, di scrittura inversa, fino
a sinistra della deriva del cuore, seme di carte false. Parole
convinte, già arrese, a cascata come una pietra, a carico, pendente,
a coprire una macchia della pelle, per tra mutare un'ombra in un
In-estetismo, un'alterazione linguistica di gusto, cromatica
d'armonia e di gradazione a tinte forti. A differenza dei cani, gli
umani possono percepire il mondo da un globo oculare per mezzo di un
arcobaleno al fine di riparare all'assenza di colore della voce,
giudizio eloquente di comprensioni in bianco o nero. Bestie regalate
relegandole al silenzio, una pace che non lega, autistica, di parola
come termine. Come dirsi "ti amo" da soli, mentendosi,
realmente, un poco di Più, in confronto ad una voce che
sfigura una croce
Les flammes d'argent de la femme sans argent
A passi brevi, stretti, come in un giro di valzer per chi non sa ballare, per chi si fa prendere in giro non dalla musica, ma dai movimenti, da una goffaggine troppo sviluppata che offusca il ritmo, taglia il tempo, le pause, i silenzi, e il corpo si muove sempre in tondo come in un circolo vizioso da cui non può uscire, come il riflesso della sua stessa persona. Era tutta tonda, io me la immaginavo così: nelle parole smussate per non dar fastidio, nelle spalle che non trattenevano l'acqua sotto ad un violento temporale, nella forma degli occhi a cipolla che senza verve ti facevano piangere a guardarli, nelle dita delle mani affusolate dall'inerzia, nella risata che probabilmente continuava incurante a circolare in bocca, rimbalzando, anche quando non si udiva più per farsi un pò compagnia tra quei monosillabi che pareva deglutisse senza emettere, nei vestiti confusi e nella scelta conforme dei colori, nei particolari che ometteva per mancanza di gusto che dettagliavano anonimamente quell'anima in pena, persa nell'ombra di chi le faceva da spalla nella danza, così alto che mentre si spostavano, forse grazie alla massa di ballerini, con la bocca avrebbe potuto mangiargli la testa. Due figure a banderuola che si divorano le figure delle mosse per quei piedi che non si erano presentati e che non si staccavano mai da terra forse per non perdere il baricentro. Due figure generose che nell'accorparsi ne generavano altre infinite.
Nella noia di una serata circolare, quelli più piatti erano coloro che li stavano a guardare...
A' tu par tu
Ogniqualvolta
si drizzava in piedi, si lisciava la gonna, come un felino che, in
silenzio, diligentemente si pettina il manto, rito narcisista
compiuto imbrogliando il tempo e riparando alla mancanza di una
corretta, subitanea postura. Le mani, nello stendersi sopra al
tessuto con fare nervoso ed alquanto puntiglioso per ovviare
all'insufficienza di atteggiamenti, mostravano l'importanza di un
atto che non passava inosservato, una dovizia nei movimenti a
sistemare ciò che sembrava non ne avesse bisogno, in un indumento
che, più per il taglio che per la foggia, apparteneva ad almeno un
decennio precedente, reperto stagionalmente archiviato e conservato
con ogni minuzia e custode di un fervore giovanile. Di qui si
avvertiva lo zelo e l'attenzione per i dettagli, metro che era utile
non solo a misurarne l'eccesso. Sotto alla gonna di tweed, un paio di
collant color carne, lasciavano intravedere nervature che nel legno
erano più naturali. I capelli spartani le finivano arrendevolmente
in bocca ad ogni parola, fini, chiari, quasi sbiaditi come il
rimpianto di un'altra crescita che le solcava anche la riga. Erano
fili d'angelo che cuocevano nel brodo tiepido dei ricordi.
Oltre
alla vetrata, da un'auto che aveva appena parcheggiato scese il suo
Principe di Galles, uno straniero, appunto, col gusto già
posteggiato altrove. Tutto un quadretto, in bianco e nero. Appenderlo
al muro sarebbe stato più appropriato.
Quell'alchimia
vicendevole fra i tessuti sembrava studiata a tavolino, come pure la
loro mobilità. Ogni risposta di lui iniziava con un : "assolutamente
sì o assolutamente no" lasciando presagire che l'unica cosa che
non era assoluta fosse la gamma di aggettivi in dotazione.
Per
lei rubò un ombrello quella sera che non pioveva...Nel caso che il
tempo mutasse, non avrebbe annacquato la grazia dei suoi modali,
antichi pensieri
Sì, lento
Finchè ebbe qualcosa da dire, soffrì di balbuzie o forse di apolecia o disprassia, ad ogni modo il sintomo di altro.
Quei rallentamenti nel parlare -un freno all'invecchiare- quell'incespicare in consonanti dure -gli stenti di una vita- quel mangiarsi qua e là qualche sillaba -una dieta culturale-. Partiva convinto, tutto d'un pezzo, senza euritmia, col fiato corto come i suoni che posticipava creando tenerezza ed aspettativa non per il valore del concetto, ma per quello attribuito al ronzio di quel mormorio. Le consonanti mi danno noia, diceva, e probabilmente anche le consonanze che non produceva. Aveva una capacità innata di protrarre le vocali fino a farle vibrare, movimento che accompagnava con il chiudere reiteratamente le poche ciglia, forse per immaginarsi come sarebbe stato. Sembrava che per solitudine tenesse quei fonemi prolungati per farsi un pò compagnia. Le grossi mani, incongrue alla struttura sparuta della persona, le portava sovente alla bocca per asciugarsi la saliva in eccesso che gli angoli pendenti delle labbra, creatori più di accenti che di sorrisi, facevano scivolare fino al solco di un'espressione paralizzata. Nelle pause involontarie degli indugi, si intratteneva da solo, sistemandosi i capelli con fare regolare, ripartendo sempre dalla fronte scendendo a valle, riparata da una gobba naturalmente ingrata. Quel pettine di osso, riposto con cura nella tasca della giacca accanto ad un fazzoletto variegato che dava il colore che a lui mancava, ma mai usato, era uno strumento di attenzioni e di auto corteggiamento, il petting che da contraccettivo evitava e riempiva l'inadempienza di un rapporto verbale. Il corpo non seguiva la mente che produceva ripetutamente pensieri impossibili da svelare per un deficit che era di precauzione allo sparlare. Tutto mirato, ponderato, conciso, doveva subito farsi capire. E ripeteva: <ognuno di noi viene ricordato per un segno, che abbiamo o ci hanno dato, una parola chiave che non ci apre più un'altra dimensione. Puoi immaginare qual'è la mia?> Mi venne da tartagliare, per apprendimento, nel dirlo e nel disconoscere quello che lui reputava un difetto: < il silenzio, fulcro di mercè rara che pochi riescono ad ottenere da coloro che si apprestano ad ascoltare>.
mercoledì 16 novembre 2011
Henry Cartier Bresson |
Mario Giacomelli, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi |
Henry Cartier Bresson |
Robert Doisneau |
martedì 15 novembre 2011
Monti, per la liberazione dell'Italia
" Bella Italia, amate sponde,
pur vi torno a riveder!
Trema in petto e si confonde
l'alma oppressa dal piacer.
Tua bellezza, che di pianti
fonte amara ognor ti fu,
di stranieri e crudi amanti
t'avea posta in servitù.
Ma bugiarda e mal sicura
la speranza fia de' re.
Il giardino di natura
no, pei barbari non è".
pur vi torno a riveder!
Trema in petto e si confonde
l'alma oppressa dal piacer.
Tua bellezza, che di pianti
fonte amara ognor ti fu,
di stranieri e crudi amanti
t'avea posta in servitù.
Ma bugiarda e mal sicura
la speranza fia de' re.
Il giardino di natura
no, pei barbari non è".
lunedì 14 novembre 2011
domenica 13 novembre 2011
sabato 12 novembre 2011
venerdì 11 novembre 2011
giovedì 10 novembre 2011
mercoledì 9 novembre 2011
Un fotografo artigiano: Norbert Ghisoland
http://lalettredelaphotographie.com/entries/norbert-ghisoland-the-anthropologist
Dall'articolo c'è il link a Botanique dove si è tenuta una mostra, ma non funziona. Da qui, invece:
http://www.botanique.be/expo/norbert-ghisoland-photographe-1878-1939
Dall'articolo c'è il link a Botanique dove si è tenuta una mostra, ma non funziona. Da qui, invece:
http://www.botanique.be/expo/norbert-ghisoland-photographe-1878-1939
Metteteci i punti
A tratti, somatici, rideva, mentre la matita sbavava i contorni di quello che, per accompagnamento, gli occhi mangiavano -un trucco velato- a singhiozzo, per allungare l'effetto, placebo, a rimbombo, una svista senza fondo. Una prolunga dal ciglio al piglio ripercorreva le frasi scariche, a terra. Parole vuote, disoccupate che si ricreavano per fantasia con mobilità, sdrucciole su un piano scivoloso, apparecchiato per commensali in astinenza, gli stessi che, a volte, si tirano indietro, di scatto, sulla sedia, come se quello che "sentono" e non smaltiscono fosse come un godimento a pieno volto, coperto, offeso da schizzi di esultanza senza pro-ferire parola.
Un'altra muta, scena a chiusa, per chi non è nelle sue corde, trame di tessuti.
Ictus impressi, "arsi" senza tempo
Un'altra muta, scena a chiusa, per chi non è nelle sue corde, trame di tessuti.
Ictus impressi, "arsi" senza tempo
In Cina dal 2009...Io l'ho scoperto da poco e non per merito mio
http://www.enricoalletto.it/index.php/1382
Interessante anche sapere chi è Enrico Alletto:
http://it.linkedin.com/in/enricoalletto
Interessante anche sapere chi è Enrico Alletto:
http://it.linkedin.com/in/enricoalletto
Un artista in continua evoluzione...da ammirare
http://www.google.it/search?q=perjovschi+dan&hl=it&prmd=imvnso&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=pD26Trm0N8WWOrWXpLsI&ved=0CEQQsAQ&biw=1280&bih=709&sei=%20rz26TuCLAdLE8QOtoZDKBw
http://www.dailymotion.com/video/xgzsr2_macro-dan-perjovschi-racconta-la-crisi-con-ironia_news
http://www.perjovschi.ro/
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Bach Cello Suites
Ho sempre detto che "quel cd" con tutte le suites per violoncello di Bach non bisognava ascoltarlo in autunno, in queste giornate di nebbia, un'umidità che ti entra dentro fino alle ossa e ti pervade... Ma è la stagione migliore per riscaldarsi un pò
Dopo questa suite, bisognerebbe ascoltare tutte le altre, 6 in tutto:
http://www.youtube.com/watch?v=gR9lCa23kzo&feature=related
Dopo questa suite, bisognerebbe ascoltare tutte le altre, 6 in tutto:
http://www.youtube.com/watch?v=gR9lCa23kzo&feature=related
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martedì 8 novembre 2011
Ode a SIlvio
Non recidere, forbice (di censura), quel volto (di Eugenio Montale)
Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
lunedì 7 novembre 2011
domenica 6 novembre 2011
sabato 5 novembre 2011
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