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venerdì 6 luglio 2012

Preferibilmente


Pensava al presente e a tutti quelli che non aveva fatto per dire sono ancora qui
al periodo buio e da come lo constatava girando per il paese ad osservare appartamenti che all'imbrunire si accendevano di vita dietro a finestre, intorno ad un tavolo, davanti alla tv, splendori abbaglianti di carovane ferme lì che inquinano le prove che alla luce si sta meglio.





E poi pensi che tutto questo un giorno non ci sarà più, non tu, ma il resto, quello che ti manca, tutto quello in cui avevi messo un pò di te, riposto in una sosta a divieto permanente, tutto come una continua ovulazione non fecondata, come le date di scadenza inutili di certi prodotti che ti fanno moltiplicare avanti di cinque-sei anni le probabilità di cambiamenti importanti da quando le riprenderai in mano nel caso non li consumassi a quel giorno indietro di anni prima da quando li incontrasti per la prima volta e di come logorino dentro queste cose ed in quei numeri non vuoi vedere i nomi di persone e di quanto ti siano costati - cari - senza toccarli.


L'amore precario. A credito sulle parole. A debito sulla fiducia.