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venerdì 28 giugno 2013

un pensiero al giorno: 0


<<L'unico scopo degli esseri sembra che sia il nutrimento degli altri esseri destinati alla stessa fine>>. Anatole France

<<Se l’unico strumento che hai in mano è un martello, ogni cosa inizierà a sembrarti un chiodo>>. Abraham Maslow


<< La vita è una tragedia dell'alimentazione>>. Arnold Ehret


http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Berrino


http://it.wikiquote.org/wiki/Franco_Berrino






martedì 12 febbraio 2013

Suggerimenti regali per S.Valentino...



...unicamente sulla fiducia sia perchè non ho letto il libro ma solo alcune recensioni sia perchè la fiducia per il vostro partner gliela mettete voi.

Un pensiero al giorno per T. Colin Campbell che con un libro, The China Study, spiega uno studio durato quasi 30 anni sulla correlazione tra un'alimentazione basata su proteine animali e l'insorgere di malattie degenerative.
Al massimo ci rimettete un pò in soldi, non in salute.














mercoledì 30 gennaio 2013

Late comers



"La verità m'appare d'un tratto: quest'uomo morirà presto. Di sicuro lo sa anche lui; basta che si sia guardato ad uno specchio: di giorno in giorno rassomiglia sempre più al cadavere che sarà. Ecco che cos'è la loro esperienza; ecco perché mi son detto tante volte che odora di morte: è la loro ultima difesa. Il dottore vorrebbe pur credervi, vorrebbe mascherarsi l'insopportabile realtà: ch'egli è solo, che non ha capito nulla, che non ha passato; con un'intelligenza che gli s'intorbida, e un corpo che si sfascia. E allora egli ha apprestato ben bene, ha ben sistemato e imbottito il suo piccolo delirio di compensazione: dice a se stesso che progredisce". Jean-Paul Sartre

La nostra civiltà a confronto con una più arretrata, come gli Hunza, fa venire la nausea.


Ogni tanto vado a riguardare cose già messe (17 gennaio 2013). Oggi, cliccando il link che riporta alla pagina di Wikipedia sul popolo degli Hunza, vedo che non c'è più traccia nella pagina del tipo di vita ed alimentazione quasi vegana di questa popolazione, della longevità e degli studi condotti su di loro. Da qui ho deciso di riportare le notizie a cui io facevo riferimento per permettere a chi legge di capire a cosa alludevo. (pur continuando a non capire come mai su wikipedia siano state tolte queste informazioni -sempre che non sia a sbagliarmi)

La longevità degli hunza [7] [modifica]

La popolazione degli hunza viene talvolta menzionata per la sua aspettativa di vita eccezionalmente lunga [8] Ralph Bircher uno dei maggiori studiosi di questo popolo di circa 10.000 individui, riporta alcune caratteristiche sbalorditive, quasi leggendarie, nel suo libro Gli hunza, un popolo che ignorava la malattia [9], ovvero:
- sono quasi esclusivamente vegani (la carne era consumata poche volte l'anno e i prodotti di origine animale piuttosto raramente);
- la dieta si basava su un apporto calorico inferiore alle 2000 kcal, nonostante i lavori piuttosto pesanti che svolgevano;
- praticavano un duro semi-digiuno stagionale a causa dell'assottigliamento delle scorte dei viveri in attesa del nuovo raccolto;
- gli indumenti che indossavano erano poco adatti, secondo i parametri comuni, a sostenere i rigori invernali;
- l'età media riguardo alle aspettativa di vita era calcolata a circa 120 anni;
- l'efficienza fisica e la smagliante salute permaneva fino a tarda età;
- non si conoscevano malattie (prima dell'arrivo massiccio dei prodotti della civiltà consumistica).
La longevità e la salute perfetta degli hunza hanno fatto avanzare diverse ipotesi a questo riguardo. Le più attendibili riguardano...
- la dieta naturale e vegetariana e il semi-digiuno obbligato stagionale;
- l'altitudine e l'ambiente incontaminato in cui vivono;
Altri ipotizzano addirittura che l'elisir della loro lunga vita fosse il torrente a cui attingevano l'acqua con particolari virtù salutari (virtù dovute, probabilmente alla completa mancanza di fluoro). I vari studiosi di "questo popolo greco dell'Himalaya" che si sono succeduti hanno riscontrato che la loro longevità e salute si siano andate degradando con il passare del tempo. Già nel 1979 lo stesso Ralph Bircher riporta la notizia a lui pervenuta tramite conoscenze che il paese aveva ormai perduto la sovranità e la sua influenza; al posto del re (mir) c'era adesso la polizia pakistana; inoltre i prodotti, se non altro alimentari, della civiltà consumistica sembra avessero ormai invaso tutti i villaggi hunza.[10]

L'indagine di McCarrison [modifica]

Durante il periodo fra le due guerre mondiali, il medico scozzese McCarrison operante nel circondario di Gilgit, a Nord del Cachemire, rimase colpito dalla conformazione fisica e dalla incredibile capacità lavorativa degli hunza, e per quanto riguarda la sua ricerca sulle malattie trovava questo popolo insignificante dato che non aveva nulla da curare se non qualche trauma o frattura. Infine abbandonò le sue ricerche riguardanti il campo delle malattie per dedicarsi ad esaminare accuratamente questa ottima condizione salutare degli hunza, da lui reputato il popolo più sano della terra. A parte gli accessi di febbre brevi e violenti e qualche infiammazione agli occhi causata dal fumo del riscaldamento nelle chiuse abitazioni durante il periodo invernale, non v'erano malattie particolari né quelle dovute all'invecchiamento (nessuna diminuzione della capacità uditiva e visiva, né indebolimento degli organi; i denti rimanevano perfetti ed efficienti fino a tarda età). McCarrison esaminando diversi i fattori essenziali quali le condizioni climatiche, la razza, l'alimentazione, ecc. arrivò alla conclusione che il regime alimentare fosse la chiave per capire l'enigma dell'incredibile salute e longevità degli hunza rispetto anche ai popoli confinanti che vivevano più o meno nelle stesse condizioni ambientali contraendo varie malattie, come tubercolosi, malaria, e tante altre più o meno gravi. McCarrison in definitiva viene ad elencare queste condizioni alimentari:
- autosufficienza alimentare
- assenza di prodotti industriali e commerciali a livello mondiale (zucchero, conserve, cibi raffinati, ecc.)
- cibi prevalentemente crudi. L'alimentazione base degli hunza è costituita dai prodotti freschi coltivati in loco quali: cereali, frutta, e in misura inferiore legumi (fatti germinare, in certi periodi dell'anno, insieme ai cereali e mangiati così crudi) e latte. La carne e il vino venivano raramente consumati.
L'ipotesi di McCarrison venne confermata dai suoi stessi esperimenti praticati su due popolazioni diverse di topi, le quali venivano alimentate rispettivamente con due diete particolarmente differenti: una simile a quella praticata dagli hunza e un'altra come quella in uso nella civiltà occidentale (farina bianca, dolciumi, conserve, carne, marmellate, ecc.). Questo esperimento significativo attestò la longevità, la perfetta salute e l'ottima convivenza nel primo gruppo di topi alimentato secondo il regime alimentare praticato dalla popolazione degli hunza. Mentre il secondo gruppo rimaneva affetto da malattie e da una aspettativa di vita molto inferiore oltre al fatto che si riscontravano numerosi casi di cannibalismo. Questa ricerca pioneristica riguardo alla correlazione tra il tipo di alimentazione e la longevità e salute verrà successivamente confermata da altri studiosi.

Agricoltura, allevamento e sussistenza [11] [modifica]

L'economia degli hunza, fino a pochi decenni fa, era prettamente chiusa o meglio di sussistenza e si basava sull'agricoltura che veniva praticata sui loro "terrazzamenti" (mesas), in maggior parte però quasi sterili. Nel poco terreno fertile dunque si coltivano alberi da frutta, in particolare albicocchi, e altri prodotti riportati sotto (vedi Dieta hunza). Il riciclaggio in questo ambiente naturale viene praticato al massimo: i ramoscelli ottenuti della potatura vengono recuperati e utilizzati poi come combustibile nei mesi invernali più rigidi; allo stesso modo lo sterco dei pochi capi di bestiame (mucche, capre e pecore, utilizzate perlopiù per il latte) viene fatto essiccare e immagazzinato per poi bruciarlo d'inverno. La carestia stagionale che colpiva nel periodo primaverile, prima del raccolto, sembra fosse andata peggiorando con il tempo e il regime dietetico già spartano degli hunza diventava sempre più insufficiente, data la fisionomia dell'aspro e sterile territorio e la carenza di fonti acquifere, senza nessuna possibilità di irrigazione, in concomitanza oltretutto con l'aumento della popolazione. Questa cosiddetta primavera di fame, iniziava pressappoco dopo la festa di ringraziamento, il Bop-Faou, (come viene riportato da Lorimer nel 1935), durante la quale si implorava la fecondità della terra con riti cerimoniali solenni e giochi di destrezza, a cui seguivano settimane di semi-digiuno coincidente con i più duri lavori nei campi. Nonostante la carestia gli hunza rimanevano un popolo legato e solidale, allegro, ospitale e generoso, esente da avarizia ed egoismo, dignitoso, nonostante gli stenti, tanto che Lorimer riporta nel suo diario di bordo casi incredibilmente eclatanti e commoventi di ordinaria abnegazione, aggiungendo inoltre che "la fame non ha nessuna influenza sull'umore di questa gente, non arriva a piegare il loro temperamento".[12] Questa economia di sussistenza negli ultimi decenni si è aperta al mercato globale con afflusso di prodotti alimentari esterni più sofisticati che di certo hanno mutato in qualche grado la fisionomia, la cultura, gli usi e costumi degli hunza.

Dieta hunza [modifica]

La dieta degli hunza di qualche decennio fa (riportata da diversi studiosi specialmente da McCarrison e Wrench) era costituita in gran parte da alimenti di origine vegetale prodotti in loco: orzo, miglio, grano saraceno, grano [13] (e quindi l'utilizzo della farina integrale e di una specie di pane azzimo), mais [14] (raro), in misura inferiore legumi (fagioli, piselli, lenticchie, fave, ceci), frutta (more, mele, uva, ciliege, prugne, pesche, giuggiole, melagrane, meloni, pere, mandorle, noci) e specialmente albicocche fatte essiccare (delle albicocche si utilizzavano anche i noccioli da cui si ricavava anche un tipo d'olio), patate, verdure varie, carote, zucche, cavoli, cetrioli, melanzane, pomodori, erbe selvatiche ed aromatiche. Il vino veniva consumato in rare occasioni, perlopiù coincidente con particolari eventi. Per quanto riguarda i prodotti di origine animale abbiamo il latte (specialmente di YAK), formaggio fresco (brus) e da conservare (rahkpin), ricotta (quark), il burro o maltache (alimento preziosissimo); la carne, in genere ricavata dal bestiame minuto (pecora, capra, gallina), era utilizzata raramente ma mai assente.[15] L'unico prodotto importato e usato con parsimonia era il salgemma proveniente dalle zone vallive vicine.



Aggiungo anche la spiegazione al senso di "La Nausea" di Sartre:

<<La nausea che prova il protagonista del romanzo - Antoine Roquentin - deriva proprio da quella condizione di sostanziale gratuità della vita, ovvero il sentire la vita come priva di un senso necessario. Ma vi è anche l'estraneità della coscienza nei confronti della natura, vista come brutalità priva di alcuna coscienza.
La nausea è quindi un romanzo filosofico nella misura in cui ripropone, sia pure in maniera del tutto originale, una specie di dualismo tra ciò che è cosciente e ciò che è incosciente. Per Sartre infatti la coscienza è l'elemento che distingue due categorie ontologiche distinte, appartenenti a due livelli ben distinti dell'essere.
La vita, secondo Roquentin, nel momento in cui ci appare come un unico e inevitabile flusso di esperienze senza un senso proprio, provoca la grande vertigine della nausea. Si può dunque dire che Sartre lamenta il fatto che la realtà non ci dia significato da sé, ma che è la coscienza dell'uomo a doverglielo dare. In questa impresa l'uomo è del tutto solo, perché non c'è un Dio a cui fare riferimento e porre domande.
Questa possibilità, che è anche un compito, aperta all'uomo, è per diversi aspetti la stessa che provoca l'angoscia in Soren Kierkegaard, ma in quest'ultimo c'è una visione salvifica del Cristo a dare speranza.
Non esiste un essere necessario "Dio" che possa dare significato dall'esterno a questa condizione esistenziale. L'esistenza è di per sé già compiuta nella sua evidenza, l'esistenzaè assoluta e gratuita.
La condizione di chi si sente esistere è già vissuta come un esistente, seppure assurda perché senza uno scopo apparente, viviamo per vivere e per morire, gli eventi ci vengono incontro come fenomeni e non possiamo dedurli se non vengono in contatto con il nostro Io.>>







giovedì 29 novembre 2012

Charlotte Probst




Per un pensiero al giorno oggi, parlando di Charlotte Probst viene da chiedersi ( a chi?) se la cultura apre tutte le porte, comprese quelle dei macelli, la conoscenza rende liberi ma ad un costo troppo dispendioso.






lunedì 15 ottobre 2012

Anna Kuliscioff





Oggi ci concentriamo sulla storia di Anna Kuliscioff per notare che coi suoi spostamenti tra Svizzera, Parigi, Italia, Svizzera, alla fine raggiunge il compagno Andrea Costa a Imola dove dà alla luce la figlia Andreina. Perciò potremmo trarre che: l'amore viene e va ma più spesso, viene viene viene.




sabato 13 ottobre 2012

Parole sante



Oggi intendo dedicare un pensiero all'anniversario dell'avvelenamento di Papa Pio III, morto dopo cinque giorni,  ma non so se sia possibile con un'aerografia mentale:

dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io.















venerdì 12 ottobre 2012

Di notte, quando non riesco a dormire, conto le pecore...




Stamani ho sbollentato e spellato dei pomodori. Erano rossi d'imbarazzo ma non hanno urlato. ( sarebbe d'accordo anche un fruttariano).
Da piccola assistevo alla stessa pratica che mettevano in opera mia madre e mia nonna cambiando l'oggetto del desiderio: le galline. Ricordo che le arrostivano su di una pentola diffondendo l'odore acre per tutta casa poi si mettevano comode e posandole sulle gambe, ricoperte da indumenti di poco conto per non sporcare i buoni, iniziavano a togliere loro le penne. Erano rosse fuoco, di quello che si è spento dentro.
Da piccola, condizione più che importante, venivo alloggiata a casa degli zii dove, in una camera, gli adulti si dedicavano alla macelleria del maiale, comprato per spartirselo tra più famiglie o allevato direttamente nelle case di campagna come era quella. Immagini confuse, per fortuna. Tipo una che mi riporta all'animale attaccato a quello che chiamavano lo scalone, all'aperto, per poi smembrarlo e dare inizio al rito, secondo fasi lunari considerate propizie, all'interno. La sala -degli orrori- per assurdo era vietata, in via di sicurezza, alle donne poichè se mestruate, i salami, cotechini (...) sarebbero andati male, in una parola bucati, e questa cosa per me, alquanto bestiale e scaramantica, si contrapponeva allo spargimento di sangue che le varie parti del maiale continuavano a grondare. Un altro flash è la vista dei miei fratelli, oltre la porta, che mangiavano la salsiccia cruda a pugni. Ne andavano ghiotti. Io non sopportavo neanche l'odore delle budella messe, qualche giorno innanzi, in un secchio con dell'aceto in ammollo per prepararle. E le cotiche in graticola coi peli irti che non avevano desistito nemmeno a quella ceretta. Questo non per chiamarmi fuori anche se io avrei preferito stare in giardino ma ricordo che quel periodo di gennaio non me lo consentiva.
Non cibarsi di carne è visto come un atto di una fede estremista. Credo che siano cose che si sentono da piccoli, e ne avrei una galleria inenarrabile, una sorta di vocazione. Difatti, per quel che mi riguarda, ho avuto 3 conversioni, le prime due per sensi di colpa, continuando a desiderare la roba d'altri, l'ultima irrevocabile alla quale penso che non rinuncerei neanche se mi mettessero in croce, che oramai è la quotidianità, un chiodo fisso in testa senza essere appesi all'ingiù come bestie.
Siamo il prodotto di ciò che mangiamo senza sottrazioni.
Oggi, per un pensiero al giorno, vorrei parlare di Helmut Friedrich Kaplan ma si potrebbe dire di chiunque ha fatto scelte diverse, ad esempio del nostro vicino di banco se è vero che "la vita stessa è la più grande scuola di vita e si potrà uscire dalla scuola nel modo giusto solo se dalla scuola si porta con sè la capacità di imparare a conoscere la propria vita dalla vita" (Rudolf Steiner).
Di notte, quando non riesco a dormire, conto le pecore, poi le mucche, i vitelli, i maiali ed è proprio quello che non mi fa prendere sonno perchè so che a quell'ora, da mezzanotte fino alle due-tre del mattino, quanto tutti dormono e continuano a farlo anche di giorno, vengono caricati e stipati in tir e diretti ai macelli dove, verso le prime luci dell'alba, le cinque-sei del mattino, senza scelta assistono alla prima della loro condanna a morte.
C'è un libro di R. Carver che si chiama Di cosa parliamo quando parliamo d'amore. Senza leggerlo la replica dovrebbe essere "di noi".
Dentro di noi abbiamo tutte le risposte. E' che non ci facciamo le domande.
Passami il piatto per favore che lo metto sulla bilancia.














giovedì 11 ottobre 2012

Flamenca: un pensiero al giorno



Flamenca è la figura femminile di un romanzo del XIII sec che ci riporta ai giorni nostri.
Giovane donna, bella ed intelligente, col matrimonio conosce la prigionia e che, con l'astuzia che il marito non ha, riesce ad intraprendere una relazione extraconiugale ed infine a riscattarsi, da colpevole -quando era stata rinchiusa da innocente- fino ad essere ammessa nuovamente a corte.
Da qui per dire che nonostante le capacità intellettive che una donna può avere, essa arriva a compiere errori nefasti come uno sposalizio che può portare alla reclusione ed ad un tradimento per coniugare mancati appagamenti.

Gli insegnamenti che volendo possiamo trarne ma potremmo anche farne a meno, sono:

Chi ha testa, non ha gambe.

La storia non ci insegna a non commettere gli stessi errori.






mercoledì 10 ottobre 2012

Sof'ja Tolstaja







La bellissima storia di Sof'ja Tolstaja, moglie di Tolstòj, fa capire che dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande ombra.









martedì 9 ottobre 2012

Macalda di Scaletta



Oggi partiamo da Macalda di Scaletta, una donna della Sicilia del XIII sec dedita ad una sfrenata sessualità negli ambienti governativi del tempo, per confrontarla con le femmine che negli ultimi anni hanno "imperato" la scena politica italiana per poi dedurre che se Macalda era avvezza alla ninfomania, le baldracche odierne sono più "deputate" alla gerontofilia.
Confrontando i due fenomeni si può capire che quest'ultima passione non dà fama ma fame poichè queste starlets sono meteore senza impatto, storico.
Concludendo: ne è passata di acqua sotto i ponti ma non ancora sotto a quello dello stretto di Messina.











lunedì 8 ottobre 2012

Agnodice



Questa è la nuova rubrica nella quale vorrei parlare di personaggi poco conosciuti che hanno fatto qualcosa nella storia, dall'antichità fino ai giorni nostri, spaziando in qualsiasi campo, con l'intento finale di ricavarne una riflessione.
Cercherò di non essere di parte per cui parlerò quasi esclusivamente di donne.





Oggi voglio prendere in considerazione la figura di Agnodice persona che, per praticare la scienza medica, decise di travestirsi da uomo per poi poter concludere:
essere uomo o donna per tornaconto, al giorno d'oggi come allora, non ti leva il medico di torno.