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lunedì 15 aprile 2013

Lalla Romano



Come il ladro deluso

dal possesso del bene non suo

come l'avaro

a cui fu rubato il suo bene

la bocca arida, guardo

il vuoto della tua partenza.




Tu vai lontano

ed io scateno dietro di te la muta

degli ansanti segugi



Ti raggiunge

dovunque l'esercito implorante



Ascolta: in mezzo al cielo

angeli dissennati

senza ritegno gridano il tuo nome






Se hai premuto nel sogno

la mano contro il mio petto

una orgogliosa cavalla

s'impenna

vuole liberare strade

e sterminate pasture






Io sono in te

come il caro odore del corpo

come l'umore dell'occhio

e la dolce saliva.



Io sono dentro di te

nel misterioso modo

che la vita è disciolta nel sangue

e mescolata al respiro






Già lo strazio presente alto ululava

nell'aria morta. Tra le nostre rare

piane parole ancora dolci il mugghio

saliva a tratti lacerato e roco



Alti rossi e deserti erano i muri:

si scannavano bestie oltre quel muro.









Perdonami se spesso al tuo silenzio
non so risponder che col mio silenzio.
Vedo trascorrer come un triste fiume
il tuo dolore, e simile mi faccio
a te, muta corrente, e ti accompagno
lungo il tuo stanco, affaticato andare.