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sabato 25 aprile 2015

Una volta mostrarono a Lombroso una foto di detenuti e gli chiesero chi fosse quello che mostrava più nettamente i caratteri del criminale.

Lombroso mise il dito su una testa che stava al centro della foto, dietro agli altri. Era il cappellano. Lombroso si giustificò poi affermando che non tutti realizzano le proprie inclinazioni... «Astra inclinant, non necessitant.»



Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: è inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l'Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto. Invece...

È innegabile che la tradizione cristiana nel suo insieme non accorda molta attenzione agli animali. [...] In teoria, non mancano dichiarazioni di principio nei Documenti del Magistero, non ultima la "Sollecitudo rei socialis" di Giovanni Paolo II, che al n. 29 afferma: «L'uomo ha una certa affinità con le altre creature. È chiamato ad occuparsi di esse, sottostando alla volontà di Dio, che gli prescrive limiti nel loro uso e dominio». Nella pratica, sono pochi i preti che integrano nell'insegnamento religioso il rispetto delle creature e la bontà verso gli animali. [...] La protezione di questi «nostri fratelli più piccoli», come li chiamava San Francesco, deriva in tutta coerenza dalle virtù cristiane. Sono convinto che i cristiani tutti stanno per scoprire questa dimensione del messaggio evangelico che merita anch'esso la nostra attenzione.

San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...». Per questo il 4 ottobre 1987, in prima assoluta, ho celebrato in chiesa una paraliturgia, presenti animali e padroni, soprattutto bambini. C'era di tutto: cani, gatti, una papera, dei pesciolini, una tartaruga... Un vero Cantico delle creature!
La stampa diede grande rilievo all'avvenimento e furono in molti a scrivermi per approvare il mio gesto. Ricordo una lettera che diceva:
«Io so di non credere in Dio, ma quello che lei fa mi avvicina a Lui, se esiste...»
Da quel 4 ottobre, vecchi pensionati e anziane signore, che prima si privavano di fare una preghiera per non lasciare la loro bestiola, possono entrare liberamente in chiesa.


Non potevo certamente immaginare, quel 20 marzo 1988, di sollevare un gran polverone per essermi soffermato, nell'omelia, su un tema a me caro: l'amore per gli animali. [...]
Quella domenica avevo fatto entrare in chiesa tre agnellini vivi. Però, rassicurai i bambini presenti: quegli agnelli sarebbero stati risparmiati dall'ecatombe di Pasqua. Un'ecatombe tanto più crudele perché la morte viene procurata per dissanguamento [..]
«Volesse il cielo che qualcuno dei presenti ne faccia a meno nel giorno di Pasqua» dissi.
Questa frase scatenò la stampa e le tv anche estere. […] Perfino due cardinali scesero in campo per difendere la tradizione, dimenticando che San Francesco diede, in un giorno d'inverno, il suo mantello in cambio di due agnelli che venivano portati al mercato. [...]
Non mi sono pentito di qanto dissi quella domenica. [...]
Al Teatro Parioli, durante una trasmissione del «Maurizio Costanzo Show», il buon Maurizio – era il Venerdì Santo – permise che, in un ambiente così laico, leggessi questa preghiera:
Signore,
sono un piccolo agnello, nato da un sogno della Tua creazione. A noi agnelli, per breve tempo ci è dato di brucare sulle colline l'erba madida di rugiada e scaldata dai primi raggi del sole.
C'è chi crede di poter festeggiare la Tua Pasqua vittoriosa con la nostra morte, una morte lunga, crudele.
Assieme ad altri agnelli resterò appeso, da vivo, perché la mia carne sia più bianca, in attesa che l'ultima goccia di sangue esca dalle mie vene tra immense sofferenze.
Con la sensibilità allo spasimo e gli occhi lacrimanti, guarderò a Te, che hai voluto essere chiamato Agnello di Dio.
Per questa Tua partecipazione al mio dolore, fa' che possa almeno vivere assieme ai miei amici, in quel soggiorno felice che è il Tuo paradiso, per specchiarmi per sempre nella limpidezza del Tuo amore eterno. Amen 

La sera [...] Astro e Marx mi vengono accanto. Si direbbe che mi chiedano di giocare con loro. Sono due magnifici gatti che coabitano con me [...] Astro era un randagio. L'ho trovato una notte di Natale davanti al portone della chiesa dopo la messa di mezzanotte. Il nome ricorda quell'incontro. Marx l'ho chiamato così, perché quando scrivo non sembra apprezzare il mio lavoro. Carlo Marx non ha detto che la religione è l'oppio del popolo? Spesso i miei scritti, ovviamente di carattere religioso, sono sparsi qua e là per lo studio, e lui ci cammina sopra soddisfatto. [...] Una notte ebbi un «darhan», come si direbbe in India. Fui improvvisamente preso da una commozione sentendo che Astro, addormentato sulla scrivania, russava. Era la prima volta che sentivo russare un gatto. Ogni tanto si muoveva, certamente perché stava sognando. «Chissà che sogni fatati» ho pensato. Quel petto che s'alzava e s'abbassava, lo scorrere del fiume, il palpitare delle stelle, mi diedero le vertigini. Mi sentii tutt'uno con l'Universo. La cosa mi aveva talmente colpito, che la domenica seguente ci feci sopra un'omelia: l'armonia cosmica, che noi dobbiamo salvaguardare, è un dono dell'Armonia Trascendente, che è Dio.



In verità, in verità vi dico: esistono anche loro
http://www.cattoliciliberi.it/vegetarianicattolicivegetariani_143.html


(http://www.laparola.net/testo.php)