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martedì 21 febbraio 2012

Daniele Benati

Io non ci ho quasi mai ragione. E poi dico sempre delle balle.




Ci son delle cose che stan bene solo lì dove sono, secondo me, e se le sposti non sono più loro. Adesso non saprei trovare un esempio, forse il gasometro, per dire, mi viene in mente, ma forse no.
Comunque ieri son stato in una scuola di Carpi e ho letto Charms e Pignagnoli e un ragazzo in prima fila, dopo qualche opera di Pignagnoli ha detto Ma son capace anch’io di scrivere queste cose. Allora gli ho dato la mia mail e gli ho detto Quando le scrivi mandamele che mi fai molto contento. E lui mi ha detto che adesso le scrive e poi me le manda. Si chiama Milo.





Il dizionario dei detti dilettali di Reggio Emilia riporta, alla voce Avarizia, il caso di una famiglia così taccagna che quando erano a tavola, pur di non consumare il tovagliolo, si pulivano la bocca con il gatto.
Quello scrittore che è stato ucciso dalla camorra. Si vede che gli han sparato a salve, perché lo vedo tutte le sere in televisione.


Quel poeta di Roma. Ero sincero quando gli ho detto che era un grande poeta. Solo che scherzavo quando ho detto che ero sincero.