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mercoledì 9 gennaio 2013

Ricomincerei tutto daccapo



Stasera  faccio questa cosa perchè penso che sia un bene, riprendere un pensiero, fastidioso, lasciato lì per tanto tempo, un qualcosa abbandonato in un angolo a scongelare che ogni volta ti torna in mente non hai più voglia di assaporare. Un modo voluto per scacciare tutto quello che ha diritto, invece, di restare.

Dicono che ci siano momenti in cui il tempo si ferma. Non è così. E' il cuore, che non ammette il meno male, nel prendersi, stringersi e spezzarsi, nell'incontro a due, nello scambio improbabile di una fede. L'anello di Re Salomone.
L'amore emigra internamente, tra le regioni corporali, su un treno a lunga percorrenza, mentre scegli l'appellativo, l'unico tuo dei tre, in quattro e quattr' Otto fino a cambiarne l'ordine per ricordarne, vagamente, l'origine; quello che ti mette continuamente alla prova, escludendo l'ultima, che mentre lo guardi nell'aria sorniona dopo una marachella ti fa tornare in mente quella solfa infantile di cautela: se non la smetti, ti dò le totò.
L'amore fedele, che non è patrimonio dell'umanità, ti comprime il cuore e te lo fa pesare mentre, per giorni, scrivi i ricordi, a pezzi, un resoconto, buttato giù, senza mai rialzarsi dal tappeto, compenetrazione d'animo. E non serve rivangare per trovare pace, ora che l'umore è sotto terra per ogni volta che ho pensato non ci fosse felicità più grande che incontrare quegli occhi che ho dovuto chiudere con la mano, abile, ad ascoltare i battiti che si mescolavano, diversamente intanto che alcuni svanivano altri rimbombavano, ed impedirti di guardare mentre trattenevano l'ultima tua lacrima che andava a confondersi in un mare di pregio cristallino, fino a che ti abbracciavo e pensavo che nulla mi avrebbe spostato da quella posizione che avrei sposato: ti mette in ginocchio e ti fa chiedere una mano per rialzarti. La fine come l'inizio, quando lo capisci che viene meno la confidenza, che non bisogna appesantire la struttura per non compromettere lo scheletro ed evitare di uscirne con le ossa rotte, che ti prende in contropiede e ti fai investire da mille emozioni che non riesci a gestire.
 Ripenso a tutte le ore dei nostri ultimi giorni troppo veloci e non so porre rimedio per non averlo saputo prima e per la tristezza percepita e coccolata. Rimangono le abitudini, svegliarsi di notte ed ascoltare i respiri, ingannarsi ogni volta che lo sguardo corre, senza uscita, oltre la finestra, sbagliando per non guardare dentro. Si conservano i luoghi di tua unica proprietà. Si rinviano immagini da scaricare il peso che riportano sotto al noce, nell'angolo di casa da cui facevi capolino.
 Ci si congeda dagli altri e da ciò che tiene impegnato superficialmente, e si torna a casa riprendendo i pensieri da dove erano rimasti, senza guardare indietro dove persistono le tracce di altri viaggi nei sedili posteriori, ricoperti a strati, pensieri che accarezzano la mente come un manto e ci si inganna di ritrovare tutto come prima, tu nel giardino che aspetti spaventato e poi dalla gioia corri a perdifiato.
Rimane la memoria ed il cercarti ed immaginarti come sarebbe per ogni situazione. Rimangono gli altri, avvicinati per strada, ad osservarli, a domandare da quanto stanno insieme perchè certe creature, in questi rapporti, esprimono così tanta passione che non mostrano un tempo, o le corrispondenze tra sconosciuti a confrontarsi di emozioni, od una lettera a quattro mani come questa di un'anima senza la quale pareva non potessi vivere.
Troppo tardi ho messo in pratica mentalmente quei comandi mai usati. Seduto, perchè fa male vederti così, vieni, che non so resisterti, terra, senza abbandonarla e l'ultimo, un'invocazione disperata, resta, perchè voglio trovarti lì ogni volta che torno.

L'amore fa tornare bambini e quando se ne va, invecchi all'improvviso.




(Spengo l'ultima illusione. Un fioretto che avevo promesso a questo grande amore).