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giovedì 17 novembre 2011

Sì, lento


Finchè ebbe qualcosa da dire, soffrì di balbuzie o forse di apolecia o disprassia, ad ogni modo il sintomo di altro.
Quei rallentamenti nel parlare -un freno all'invecchiare- quell'incespicare in consonanti dure -gli stenti di una vita- quel mangiarsi qua e là qualche sillaba -una dieta culturale-. Partiva convinto, tutto d'un pezzo, senza euritmia, col fiato corto come i suoni che posticipava creando tenerezza ed aspettativa non per il valore del concetto, ma per quello attribuito al ronzio di quel mormorio. Le consonanti mi danno noia, diceva, e probabilmente anche le consonanze che non produceva. Aveva una capacità innata di protrarre le vocali fino a farle vibrare, movimento che accompagnava con il chiudere reiteratamente le poche ciglia, forse per immaginarsi come sarebbe stato. Sembrava che per solitudine tenesse quei fonemi prolungati per farsi un pò compagnia. Le grossi mani, incongrue alla struttura sparuta della persona, le portava sovente alla bocca per asciugarsi la saliva in eccesso che gli angoli pendenti delle labbra, creatori più di accenti che di sorrisi, facevano scivolare fino al solco di un'espressione paralizzata. Nelle pause involontarie degli indugi, si intratteneva da solo, sistemandosi i capelli con fare regolare, ripartendo sempre dalla fronte scendendo a valle, riparata da una gobba naturalmente ingrata. Quel pettine di osso, riposto con cura nella tasca della giacca accanto ad un fazzoletto variegato che dava il colore che a lui mancava, ma mai usato, era uno strumento di attenzioni e di auto corteggiamento, il petting che da contraccettivo evitava e riempiva l'inadempienza di un rapporto verbale. Il corpo non seguiva la mente che produceva ripetutamente pensieri impossibili da svelare per un deficit che era di precauzione allo sparlare. Tutto mirato, ponderato, conciso, doveva subito farsi capire. E ripeteva: <ognuno di noi viene ricordato per un segno, che abbiamo o ci hanno dato, una parola chiave che non ci apre più un'altra dimensione. Puoi immaginare qual'è la mia?> Mi venne da tartagliare, per apprendimento, nel dirlo e nel disconoscere quello che lui reputava un difetto: < il silenzio, fulcro di mercè rara che pochi riescono ad ottenere da coloro che si apprestano ad ascoltare>.