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giovedì 17 novembre 2011

Les flammes d'argent de la femme sans argent


A passi brevi, stretti, come in un giro di valzer per chi non sa ballare, per chi si fa prendere in giro non dalla musica, ma dai movimenti, da una goffaggine troppo sviluppata che offusca il ritmo, taglia il tempo, le pause, i silenzi, e il corpo si muove sempre in tondo come in un circolo vizioso da cui non può uscire, come il riflesso della sua stessa persona. Era tutta tonda, io me la immaginavo così: nelle parole smussate per non dar fastidio, nelle spalle che non trattenevano l'acqua sotto ad un violento temporale, nella forma degli occhi a cipolla che senza verve ti facevano piangere a guardarli, nelle dita delle mani affusolate dall'inerzia, nella risata che probabilmente continuava incurante a circolare in bocca, rimbalzando, anche quando non si udiva più per farsi un pò compagnia tra quei monosillabi che pareva deglutisse senza emettere, nei vestiti confusi e nella scelta conforme dei colori, nei particolari che ometteva per mancanza di gusto che dettagliavano anonimamente quell'anima in pena, persa nell'ombra di chi le faceva da spalla nella danza, così alto che mentre si spostavano, forse grazie alla massa di ballerini, con la bocca avrebbe potuto mangiargli la testa. Due figure a banderuola che si divorano le figure delle mosse per quei piedi che non si erano presentati e che non si staccavano mai da terra forse per non perdere il baricentro. Due figure generose che nell'accorparsi ne generavano altre infinite.
Nella noia di una serata circolare, quelli più piatti erano coloro che li stavano a guardare...